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L'inadempimento dell'obbligo di pagare l'assegno

Sono separata da mio marito. Abbiamo due figli. Provvedo io a tutte le loro necessità. Lui si limita a portali al ristorante e a fare loro regali anche troppo costosi. Non è giusto!

Il giudice che ha pronunciato la separazione ha certamente definito come il padre debba adempiere all’obbligo di contribuire al mantenimento dei figli, in proporzione ai suoi redditi e alle sue sostanze.

Il tribunale ha stabilito che lui versi  un assegno di 600 euro al mese. Ma mio marito non paga perché dice che c’è la crisi!

Se la situazione economica di suo marito fosse peggiorata rispetto al momento in cui la separazione è stata pronunciata, egli avrebbe la possibilità di ottenere che il giudice riduca la misura del suo contributo al mantenimento dei figli. Non può invece limitarsi a non pagare, o pagare l’assegno in una misura ridotta.

Invece fa proprio così: non paga nulla. Lui peraltro non sembra risentire della crisi. Si è appena comprato una macchina sportiva, che piace tantissimo ai bambini. Mi fa impazzire di rabbia! 

La sentenza di separazione è un titolo esecutivo. È come una cambiale in scadenza tutti i mesi, che lei può far valere nei confronti di suo marito. Questo significa che lei può ottenere l’esecuzione del suo credito, eventualmente facendo espropriare i beni del debitore che non adempie.

Ma io sono stanca... Ho il lavoro, devo badare alla casa e ai bambini. Non posso passare il tempo dall’avvocato per costringere mio marito a fare il suo dovere! E poi lui troverebbe il modo per fingersi nullatenente.

Tenga però presente che il credito relativo ad un assegno di mantenimento non pagato è tutelato dalla legge in modo particolare. Innanzitutto lei può ottenere che il giudice ordini al datore di lavoro di suo marito di pagare una parte dello stipendio direttamente a lei: l’assegno le sarebbe pagato ogni mese da un debitore affidabile.

Sarebbe fantastico. Peccato che mio marito non sia un lavoratore dipendente. Fa l’artigiano e non ha uno stipendio.

In questo caso, lei può ottenere altre garanzie: innanzitutto può iscrivere un’ipoteca sugli immobili di cui suo marito è proprietario. Per questo non è necessario neppure un nuovo provvedimento del tribunale; è sufficiente la sentenza di separazione che è un titolo per l’iscrizione dell’ipoteca nei registri immobiliari.

Ma mio marito non è proprietario di immobili! Il mio avvocato mi ha spiegato che la casa dove vive e l’officina sono intestati alla società che lui utilizza per la sua attività.

Si può allora ottenere dal giudice un sequestro dei beni di suo marito e quindi anche delle quote della società di cui suo marito è titolare. Sono certo che suo marito, nel momento in cui vedesse messa in discussione la possibilità di gestire liberamente la sua attività, inizierebbe a versare l’assegno con la puntualità di un orologio svizzero!

Penso anch’io, ma prenderebbe malissimo la mia iniziativa. Quando lo si tocca sul suo lavoro... Non ci sono altri strumenti, magari più semplici, per convincerlo a rispettare la legge?

In teoria si. Il mancato pagamento dell’assegno previsto in una sentenza di separazione o divorzio è un reato punito con pene severe: fino a un anno di reclusione. È sufficiente non versare quanto è previsto nella sentenza, indipendentemente dal fatto che il coniuge che deve ricevere l’assegno riesca a mantenere sé stesso e i figli con le proprie forze.

Bene, allora non ho bisogno neppure dell’avvocato! Andrò dai Carabinieri con la sentenza e spiegherò che lui non paga. Ci penseranno loro a far capire a mio marito la gravità del suo comportamento.

È una buona idea. È possibile che effettivamente i Carabinieri convochino suo marito; speriamo che gli spieghino anche che sta commettendo un reato piuttosto grave. In teoria dovrebbe essere tutto semplicissimo: si tratta di un reato molto facile da accertare. In tempi rapidissimi suo marito potrebbe essere chiamato davanti ad un giudice per rispondere del suo comportamento, come avviene nella maggior parte degli Stati con cui siamo abituati a confrontarci per civiltà giuridica. Ma fra la teoria e la pratica vi è purtroppo la drammatica inefficienza del nostro sistema giudiziario, all’ombra della quale si consumano ogni giorno ingiustizie e soprusi.

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