Posso oppormi alla separazione e al dovorzio?
Ho trent'anni e sono sposato da tre. Mia moglie mi ha detto improvvisamente di avere capito che il matrimonio non fa per lei e intende chiedere la separazione e poi il divorzio. Non ho intenzione di concederle né l’una, né l’altro. Lei riuscirà ad ottenere quello che vuole anche contro la mia volontà?
La nostra legge prevede che il giudice pronunci la separazione – dopo avere tentato la riconciliazione dei coniugi – quando si sono verificati fatti tali da rendere intollerabile la prosecuzione della convivenza. Per quanto riguarda il divorzio, il tribunale può sciogliere il matrimonio solo quando accerta che la comunione spirituale e materiale tra i coniugi non può essere ricostituita e quando verifica la presenza di uno dei presupposti indicati dalla legge: fra questi quello più frequente è che siano passati sei mesi dalla separazione consensuale o un anno dalla separazione giudiziale.
Se è così, mia moglie non otterrà mai né la separazione, né il divorzio. Non mi può infatti rimproverare alcun comportamento che renda intollerabile la convivenza. Posso quindi stare tranquillo?
La questione si pone in termini diversi. Dopo la riforma del diritto di famiglia del 1975, il coniuge che intende ottenere la separazione non deve più dimostrare che l'altro ha tenuto comportamenti contrari ai doveri che derivano dal matrimonio. Basta la prova della impossibilità della convivenza, anche se questa non dipende da colpe del coniuge nei cui confronti la separazione è chiesta. I nostri tribunali hanno interpretato questa norma seguendo un principio ispirato al buon senso: la convivenza è impossibile anche se uno solo dei coniugi non la sopporta più. Questo significa, in concreto, che per ottenere la separazione basta affermare di non voler più convivere. Il medesimo schema si ripropone al momento del divorzio. Per ottenerlo è sufficiente affermare di non avere intenzione di ricostituire la convivenza: se sono passati i sei mesi o l'anno (a seconda dei casi) dalla separazione, il tribunale pronuncia il divorzio anche se l'altro coniuge si oppone e non ha alcuna colpa.
Non mi sembra giusto. Io credo nel matrimonio che deve durare tutta la vita. Ci siamo sposati in chiesa; non posso neppure concepire di trovare un'altra persona con cui rifarmi una famiglia. Se mia moglie non è fatta per il matrimonio, poteva anche pensarci prima che ci sposassimo…
Capisco, tuttavia anche la prospettiva di rimanere sposato con una persona che non vuole più stare con lei non mi sembra una soluzione. D'altra parte, il legislatore ha fatto una scelta precisa dopo un dibattito che, soprattutto in relazione al divorzio, ha diviso la società civile oltre quaranta anni fa. Sia la separazione, sia il divorzio, sono considerati dalla legge come rimedio a una situazione oggettivamente insostenibile. Coerentemente con questa impostazione, a differenza di quanto prevedono molte legislazioni straniere, in Italia non incidono sui presupposti della separazione e del divorzio, né il fatto che entrambi i coniugi siano d'accordo, né le loro reciproche colpe.
Spero almeno che mia moglie subisca conseguenze economiche per la situazione in cui mi lascia.
Temo di doverla deludere anche su questo punto. Né la circostanza che lei subisca una separazione non voluta, né il fatto che lei non abbia alcuna responsabilità per quanto è accaduto incidono sui provvedimenti di natura economica che il giudice dovrà pronunciare. Lei non potrà neppure ottenere il risarcimento del danno morale per la vita rovinata: l’obbligo di risarcire il danno presuppone che sia stato commesso un fatto illecito e sua moglie non realizza alcun illecito chiedendo la separazione.
Ho qualche strumento giuridico per non subire la volontà di mia moglie?
Ricordo un signore che si era opposto con ogni mezzo alla richiesta di separazione presentata dalla moglie che lo aveva tradito più volte. Aveva invocato la Costituzione, aveva sostenuto la tesi che la legge sul divorzio è in contrasto con il Concordato; tutto invano. La lite si era allora trasferita sulle questioni economiche: lui e la moglie erano comproprietari della casa coniugale e nessuno dei due voleva lasciarla. Sono andati avanti anni vivendo sotto lo stesso tetto, mentre erano avversari in tribunale: una follia! Un giorno lui si è reso conto che stava buttando via inutilmente anni della sua vita. Ha quindi offerto alla moglie di comprare la sua metà della casa ad un prezzo equo; la moglie ha subito accettato. Quando finalmente è venuto il giorno in cui lei ha lasciato la casa, lui ha preferito non esserci. Le ha scritto solo un biglietto: “Con te se ne parte la primavera”.